Ivan Bianchi (Varese 1811-1893 Lugano), pioniere della fotografia in Russia, in mostra nella sua città natale, Varese, 2014
Ivan Bianchi (Varese 1811-1893 Lugano), pioniere della fotografia in Russia, in mostra nella sua città natale, Varese, 2014
Ivan Bianchi (Varese 1811-1893 Lugano), pioniere della fotografia in Russia, in mostra nella sua città natale, Varese, 2014
“VIsioni d’impero: Ivan Bianchi un insubre alla corte degli Zar”, presentata nell’ambito dell’ottava edizione del festival “Insubria Terra d’Europa”, incentrata sulla Russia.
Fotografie, libri e oggetti di Giovanni/Jean/Ivan Bianchi, provenienti dai fondi conservati nell’Archivio Ivan Bianchi/Centro culturale il Rivellino LDV di Locarno: “Fondo Camuzzi”, “Fondo G. Trezzini”, “Fondo Candolfi”.
Esposizione nella “Sala Veratti”, di proprietà del Comune di Varese, 3 giugno-31 agosto 2014.
Mostra con relativo catalogo a cura di Jean Olaniszyn e Philippe Daverio.
Esposizione organizzata nell’ambito dei festeggiamenti per i 200 anni di relazioni diplomatiche tra la Svizzera e la Russia, con il patrocinio dell’Ambasciata della Federazione di Russia a Berna e il sostegno dei Servizi culturali della Città di Locarno (direttore Riccardo Carazzetti) quale supporto all’Archivio Ivan Bianchi conservato al Centro culturale il Rivellino LDV di Locarno.
Immagine: Philippe Daverio intervistato ai microfoni della RSI Radio televisione svizzera di lingua italiana (giornalista Nicoletta Gemnetti, corrispondente RSI in Italia) nella “Sala Veratti” di Varese, 3 giugno 2014 (fotografia di Jean Olaniszyn, Archivio Ivan Bianchi).
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Queste le prime parole dell’atteso critico d’Arte Philippe Daverio, alla presentazione della mostra:
“Europa della cultura, spesso dimenticata e reietta, a cui certamente vanno riportati i ricchi scambi tra italiani e Russia. San Pietroburgo presenta una modellistica italiana, essendo nel contempo, un luogo per ogni tipo di esagerazione, città dello stupore grazie ai Fontana, ticinesi che hanno costruito Varsavia e la stessa San Pietroburgo con tutte le loro maestranze”.
Presenti all’inaugurazione: Alexander Nurizade, Console Generale di Russia a Milano, Cristina Cappellini, Assessore Cultura Regione Lombardia, Jean Olaniszyn, Presidente dell’Archivio Ivan Bianchi, Arminio Sciolli, Direttore del Centro Culturale Il Rivellino di Locarno, Norman Gobbi, Consigliere di Stato del Canton Ticino, Attilio Fontana, Sindaco di Varese, Dario Galli, Commissario straordinario della Provincia di Varese, Marco Peruzzi e Andrea Mascetti dell’Associazione Terra Insubre che hanno organizzato il ricco calendario di eventi con il patrocinio del Comune, della Regione Lombardia ed il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto onlus, presente il segretario generale Carlo Massironi.
Terra Insubre presenta la mostra:
Questa mostra nasce dalla sempre più forte collaborazione tra realtà vive e operanti al di qua e al di là del confine le quali, finalmente a confronto, riescono a trasmettere memorie, documenti, storie che le divisioni amministrative avevano per lungo tempo tenute l’una all’altra celate. L’Insubria, di cui la storia personale del Bianchi è emblematica, si ritrova in questa straordinaria mostra e le strade di Varese, Lugano, Locarno tornano a incrociarsi, ripercorrendo idealmente anche quel viaggio che Bianchi, e prima di lui i tanti ‘magut’ insubrici intrapresero decenni prima per andare a costruire quella ‘prima’ San Pietroburgo che vedremo immortalata in questa mostra. L’esposizione apre spazi di indagine e percorsi di ricerca immensi che portano i sentieri della nostra identità verso un passato attualissimo che ci parla di una Russia più vicina di quanto non si pensi, di un ‘confine lieve’ tra le comunità ticinesi e lombarde e di storie delicate e straordinarie che sono le nostre radici più vere e profonde. Siamo dunque felici di questa iniziativa che, ne siamo certi, sarà fonte di molte altre ricerche e lavori che animeranno la nostra Insubria e i suoi straordinari abitanti, che si sono ritrovati, per questa volta, alla Corte degli Zar.
Una mostra assai raffinata, che presenta anche scatti di interni di Palazzi velati di sottile nostalgia, che il fotografo Giovanni/Jean/Ivan Bianchi: “riuscì a realizzare grazie ai suoi rapporti con la nobiltà di Corte e alla sua conoscenza degli angoli più suggestivi della città sulla Neva…. luoghi che oggi non esistono più”, come ha affermato Jean Olaniszyn, Presidente dell’Archivio Ivan Bianchi di Locarno e curatore del bellissimo catalogo.
Riassunto del discorso di apertura dell’evento, Philippe Daverio:
“So che non si deve, so che non è il momento – ha esordito provocatoriamente Daverio – ma voglio parlare di politica, addirittura di politica internazionale. Siamo appena usciti dalle elezioni europee. Capisco questi europei che non vogliono più l’Europa, perché l’Europa non è quella cosa lì. Se fosse solo la cosa della monetina, allora hanno ragione a volersene andare”.
“Un’Europa che non sia tecnocrazia. E un’Europa che non dica semplicemente di essere quella dei popoli. Bensì un’Europa delle culture, delle identità come arricchimento e valorizzazione delle diverse culture”.
Daverio parla dell’esigenza di costruire un’Europa della cultura, o meglio, delle culture: “L’Europa è un’altra cosa. Una delle mie esperienze umane più deludenti è stata quella di un’audizione dei vari esponenti del mondo della cultura dei diversi Paesi alla presenza di Barroso”. Da quell’incontro, spiega Daverio, “si è visto il disinteresse verso la cultura”. E quindi: “Finché non riusciamo a determinare un’ipotesi diversa di Europa, un’Europa della cultura, non ce la faremo mai“.
Daverio torna a dire con enfasi: “Ci vuole un’Europa delle culture e non dell’Euro”.
E collegandosi al tema del festival “Insubria Terra d’Europa” sulla Russia: “un’ Europa analoga a quella di Pietro il Grande quando si affaccia all’Europa. Un personaggio che fa la Russia, perché decide di troncare la vecchia tradizione moscovita dove il potere non stava nelle mani di chi deteneva il potere, ovvero la commistione tra poteri. E soprattutto prende una decisione: vuole capire com’è fatto il mondo. E inventa la Grande ambasciata. Che apre la Russia all’Europa. Ed è la prima volta in cui la Russia sceglie di essere europea. L’unica scelta in un contesto internazionale difficile”.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.