«Vento dell’Uruguay», di Bruno Soldini
«Vento dell’Uruguay», di Bruno Soldini
Girato nel Dipartimento di Lavalleja (120 km a nord di Montevideo), andato in onda il 12 marzo 1989, questo lungometraggio di Bruno Soldini è liberamente ispirato al racconto «Los albaniles de Los Tapes», scritto nel 1936 dall’autore uruguayano di origini ticinesi Juan José Morosoli e interpretato da attori teatrali locali.
La presentazione del film di Soldini si leggeva a pagina 3 del settimanale «Tele Radio 7», in edicola per la settimana dal 11 al 17 marzo 1989 e in copertina al quale era un fotogramma dell’opera. Nel primo paragrafo della presentazione si fa riferimento al documentario di Bruno Soldini intitolato «Narratore del silenzio. Un creolo, figlio dell’emigrazione ticinese», disponibile per intero in questa piattaforma.
Lunedì 6 marzo la TSI ha diffuso un documentario di Bruno Soldini che aveva per protagonista lo scrittore uruguayano di origine capriaschese Juan José Morosoli, un creolo figlio dell’emigrazione ticinese, come diceva il sottotitolo. Domenica sera l’operazione si completa con la presentazione del lungometraggio, sempre di Soldini, «Vento dell’Uruguay», girato l’estate scorsa nel Paese sudamericano e liberamente ispirato al racconto dello stesso Morosoli «Los albaniles de Los Tapes», del 1936.
Il film - siamo fra il1910 e il 1920 - è un affettuoso ritratto degli uomini a cavallo della prateria, disposti ad accettare i lavori più umili pur di sbarcare il lunario. Tra loro vi è anche un giovane e speranzoso emigrante ticinese, appena giunto a Montevideo, che compie il suo viaggio iniziatico nel «Paese delle vacche». I pochi esseri umani che percorrono la prateria, in preda a una perenne solitudine, trovano modo di tanto in tanto di incontrarsi e di intrecciare relazioni d’amicizia e d’amore che ne rivelano la vera natura e lo stesso destino...
«Vento dell’Uruguay» è stato girato durante la stagione invernale sudamericana nel Dipartimento di Lavalleja, con base a Minas, 120 chilometri a nord di Montevi deo. Gli interpreti sono tutti uruguayani e quasi tutti fanno parte dei migliori gruppi teatrali della capitale. Le difficili condizioni di lavoro dovute al clima, alla difficoltà delle comunicazioni, all’assenza di moderne strutture di produzione cinematografica, sono state superate grazie all’eccellente intesa fra l’équipe della TSI (10 persone), e i collaboratori locali.
In Uruguay l’iniziativa ha sollevato un notevole interesse da parte delle autorità politiche, culturali e della popolazione. Pur disponendo di mezzi limitati se confrontati all’impresa, la TSI è infatti riuscita dove altri avevano fallito. Inoltre, il lavoro ha contribuito anche ad avvicinare il nostro Paese all’ex «Svizzera d’America», un tempo meta ambita dei nostri emigranti e oggi Paese d’emigrazione.
Del cast facevano parte: per la fotografia Luciano Paltenghi e Riccardo Brunner; per il montaggio Daniele De Ritis; per la sonorizzazione Renato Soldini e Antonio Cincioni: per la scenografia e i costumi Jimmy Ortelli; da delegato alla produzione fungeva Igea Bottani.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.