Nel labirinto delle valli ticinesi
Nel settembre 2000, il programma televisivo «Il Quotidiano» mandò in onda tre servizi dedicati al libro dello storico Raffaello Ceschi intitolato «Nel labirinto delle valli», pubblicato dalle Edizioni Casagrande nel 1999. Prendendo spunto dal suo saggio, Raffaello Ceschi parlò dei tre argomenti principali del saggio: il bosco, le strade e la bonifica del Piano di Magadino.
- Nel labirinto delle valli ticinesi: il bosco
- Nel labirinto delle valli ticinesi: le strade
- Nel labirinto delle valli ticinesi: la bonifica del Piano di Magadino
Il sottotitolo del saggio pubblicato dalle Edizioni Casagrande recitava: «Uomini e terre di una regione alpina: la Svizzera italiana». E la quarta di copertina ne descriveva in questo modo il contenuto:
Bosco, migrazione, territorio, istruzione: su queste quattro tematiche, spesso intrecciate tra loro, si snoda Nel labirinto delle valli. Il “labirinto” su cui si è concentrata l’attenzione dello storico è la Svizzera italiana tra gli albori del Cinquecento e la fine dell’Ottocento. Lungo l’arco di questi quattro secoli vengono analizzati, grazie a un’ampia documentazione molto spesso inedita, aspetti e temi cruciali della vita collettiva, materiale e culturale della regione. Dallo sfruttamento dei boschi e delle loro risorse al commercio del legname, dalle vie di comunicazione al recupero delle terre, dalla formazione scolastica alla diffusione dei primi libri di lettura. Con alcuni motivi ricorrenti: il fenomeno migratorio nelle sue varietà, non solo spaziali (dalla montagna alla città o da valle a valle) ma anche sociali e ideali (dall’analfabetismo all’istruzione, dalla tradizione alla modernità); la stagionalità del lavoro, la cultura della mobilità e il conseguente nomadismo; infine, il rapporto spesso conflittuale con la modernizzazione. La narrazione dei fatti e delle questioni, sempre sostenuta dai documenti diretti, risulta colorita e vivace nella sua coralità, continuamente illuminata com’è dalle voci e dai ritratti che lo storico riesce a far riemergere da una secolare oscurità: spazzacamini, marronai, falciatori, vignaioli, maestri, molinari, vetrai, imbianchini e fornai.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.