Esposizione: Renzo Fontana
Esposizione: Renzo Fontana
Inaugurazione esposizione
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Conosciuto per il suo singolare stile, Fontana è considerato uno degli artisti di punta nel panorama cantonale e non solo. Tra i suoi estimatori ci sono figure di spicco della società ticinese quali Otto Züst e Arturo Scherrer.
Le sue sculture, realizzate maggiormente in bronzo, sono sparse in tutto il territorio in spazi pubblici e privati. Ad esempio, nella limonaia che si trova nel suggestivo Parco Scherrer di Morcote, vi è una superba veranda dove si trovano i calchi originali in gesso di alcune opere. Per celebrare l’estro, la creatività e l’attaccamento alla società contadina di Renzo Fontana, ma soprattutto per onorarne il talento, il dicastero cultura di Balerna ha deciso di realizzare una mostra per far conoscere i suoi lavori, la sua vita e per mostrare attraverso i suoi occhi l’anima del secolo scorso e lo stretto legame con il territorio ticinese. Un’occasione unica e irripetibile per poter osservare opere pubbliche e private dell’artista. Per gettare uno sguardo più ampio sul lavoro di Renzo Fontana, Adriano Heitmann, fotografo di Stabio, ha realizzato 32 grandi fotografie esposte nel giardino della Nunziatura. Si avrà così la possibilità di apprezzare opere ubicate in parchi e collezioni pubbliche e private. Opere difficili da reperire e non sempre di facile accesso. Con questa iniziativa il Dicastero cultura del Comune di Balerna si propone di offrire al pubblico una visione poetica e originale del talento di Renzo Fontana, artista e concittadino.
Fiorenzo (Renzo) Fontana (1920-2007)
Fiorenzo Fontana nasce a Balerna nel 1920. Innamorato degli animali fin da bambino esegue ritagli di cartoncino. Studia al Ginnasio Cantonale di Lugano (2 anni più anziano di Mario Agliati e Sergio Maspoli).
Apprendistato a Milano presso lo scultore Giovanni Oreste Pozzi (Vogogna 1892-1980) artista di regime di cui si conoscono numerosi monumenti dedicati ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Contemporaneamente prende lezioni di disegno nella scuola privata di Augusto Colombo (Milano 1902-1969) pittore molto critico col regime fascista, amico di Aldo Carpi.
Successivamente frequenta studi all’Accademia Carrara di Bergamo, allievo di Gianni Remuzzi (Bergamo 1894-1951). Interrompe questi studi per un anno per scolpire in legno soggetti sacri presso uno scultore tirolese. A Bergamo modella diverse teste prima di trovare la sua strada affrontando prevalentemente la tematica dell’animale. Esegue disegni di bovini della Scuola agricola di Balerna che vengono notati da Giuseppe Foglia nel cui studio lavora nel 1942. In collaborazione con lui vince il primo premioper la «Fontana di Besso». In questi anni procede nella tematica sulla via di una sintesi formale. Tematicamente i soggetti ritrattistici e delle belve lasciano il posto agli animali domestici e del mondo contadino
Emblematica di questo passaggio sono le opere che espone alla «Società ticinese di Belle Arti» di Villa Ciani, Lugano, nel 1941 ancora un “Ritratto di donna”, dal 1942 esclusivamente soggetti di animali.
Dal 1942 trova un suo estimatore in Hermann Haller (Berna 1880-1950 Zurigo) che lo aveva notato, quale membro della giuria in una mostra a Lugano. Gli acquista numerosi disegni e tre sculture che colloca nella sua villa zurighese. È Haller che gli fa scoprire lo scultore animalier François Pompon al Kunsthaus di Zurigo. A lui deve la sua prima esposizione personale nella Galleria Vautier a Zurigo nel 1943. Ha grande successo e grazie sempre a Haller incontra il Dr. Bodmer che gli garantisce uno stipendio per sette anni. Ottiene la Borsa federale per i Giovani artistinel 1943 e l’anno successivo il Premio della fondazione Gottfried Keller di Lucerna. Alla mostra della “Società Ticinese di Belle Arti”, sempre del 1943, ottiene il premio acquisto da parte dello Stato per la scultura «Vitello»; ottiene anche il Premio del Dipartimento Federale degli Interni.
Nel 1945 la storica mostra «Arte del Ticino» al Kunsthaus di Zurigo sancisce autorevolmente la sua collocazione fra gli artisti del Cantone. Nel 1947 ottiene il secondo premio per la decorazione artistica di una fontana sul Monte Ceneri.
Con la personale alla Galleria Vinciana di via Brera a Milano del 1949 inizia un decennio di autorevoli partecipazioni artistiche in Italia. Lo stesso anno è invitato a partecipare al «Premio Internazionale di Scultura Città di Varese» e viene premiato per la scultura “Il Gallo” acquistato successivamente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma su diretto interessamento del suo direttore, Giulio Carlo Argan.
Nel 1957 lo scultore Hermann Hubacher gli fa assegnare un premio dalla Fondazione federale «Pro Arte»; ottiene il premio di 100’000 lire al «Premio Internazionale di scultura città di Carrara». Per la stessa scultura viene segnalato dalla giuria alla «Mostra del Premio del Fiorino» di Firenze del 1960. Tra i sostenitori dell’artista spicca Giovanni Züst che gli promuove la monografia curata da Enzo Carli nel 1961 e vuole l’artista per fare la sua tomba al cimitero di Basilea. Ha soggiornato lungamente a Zurigo fino al 1960 ca. Abbandona presto Balerna per Melide, dal 1984 vive a Losone per qualche anno, poi a Locarno e Tenero, nel 1999 nuovamente a Losone.
Opere di Renzo Fontana
Paolo Blendinger
La Chioccia con i pulcini nel Museo del tesoro del duomo di Monza, opera longobarda del V-VI secolo, è uno dei massimi capolavori dell’alto medioevo, considerato quale capostipite dell’arte lombarda, di quell’attenzione al dato realistico che, attraversando i secoli, ha trovato le sue espressioni più alte in artisti quali il giottesco Giovanni da Milano, o ancora il Caravaggio.
Non stupisce allora la fortuna popolare di cui ha goduto da chi guardava all’arte in chiave tradizionale, sancita dalle numerose collocazioni pubbliche delle sue sculture nel Cantone, dai “Cigni in volo” sul lungolago di Paradiso, al “Gallo che canta” davanti al Municipio di Balerna, alle opere distribuite a Melide, Novaggio, Mendrisio; poi la fortuna critica che vide un suo gallo acquistato nel 1949 a seguito della mostra internazionale di scultura all’aperto di Varese dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma su indicazione del suo direttore Carlo Giulio Argan.
C’è stato un tempo in cui l’artista ha occupato una posizione di rilievo nella cultura svizzera, anni in cui venne celebrato nella mostra dei «Cinquant’anni d’arte in Ticino» di Villa Ciani a Lugano nel 1953, in cui vinse il «Premio Internazionale di scultura città di Carrara» nel 1957 o ebbe modo di partecipare alla «Mostra di disegni di scultori svizzeri» al Kunsthaus Zurigo nel 1958.
A un certo punto la sua militanza artistica sembrò fermarsi: a partire dai primi anni Sessanta sull’arco di oltre quarant’anni d’attività la sua Ben venga allora questa mostra a lunga distanza dalla sua ultima personale chiassese, che costituisce un evento raro e fortunato per continuare a cogliere le sfaccettature oltre la sua scultura di animali, anche di quella di figura che agli inizi della sua carriera lo portò ad esporre ritratti e lo fece apprezzare. Quest’elemento è alla base dell’attenzione di cui l’artista ha goduto negli anni Quaranta e Cinquanta non solo in Ticino, ma anche oltralpe assicurandosi l’ammirazione e il sostegno del grande scultore zurighese Hermann Haller che lo aveva scoperto, quale membro di una giuria artistica, in una mostra a Lugano nel 1942.
Anche Enzo Carli, uno dei maggiori studiosi dell’arte senese del Trecento, ha apprezzato le sue capacità tecniche di una resa artistica che, pur attuale nella sua sintesi formale derivante da Marino Marini, ha saputo rendere l’espressività, l’eleganza, la presenza viva dell’animale domestico da un punto d’osservazione profondamente realistico, ma capace anche di portare quelle valenze simboliche e allusive che avevano fatto grande l’arte del passato e che l’arte del XX secolo stava disperdendo.
Il solo porre un gallo del Fontana a confronto con altre rese del suo tempo è sufficiente per comprendere il suo distacco dal mero decorativismo e da quei vacui esercizi formali che lo determinavano. Le scelte tematiche privilegiate di Renzo Fontana, quelle che ne fanno un autorevole rappresentante della scultura animalistica nel nostro territorio, s’innestano in pieno su questa prima traccia identitaria. figura, non tanto dal profilo dell’apprezzamento della popolazione e del collezionismo, ma da quello della critica, è rimasta isolata di fronte all’avanzare in Ticino di nuove tendenze artistiche, l’Informale, la Pop Art, il Concretismo, l’arte minimalista e concettuale. Quanto questo isolamento fu subito o voluto resta aperto. Sta di fatto che il suo saldo ancoraggio alle matrici sviluppate ai tempi degli esordi ne ha sancito la sua assoluta, monolitica coerenza di concetti, che a sua volta ne fa, a meno di vent’anni dalla scomparsa, un artista da noi storicizzato, una figura che in Ticino rappresenta forse l’ultimo anello di una lunga tradizione artistica oggi stravolta.
Fu, crediamo, una sua scelta, imposta fors’anche da una personalità schiva, appartata, dal momento che nella monografia che gli è stata dedicata dalla Finter Bank nel 1999, strumento privilegiato per chi a lui s’avvvicina, si è avvalso ancora dello scritto che Enzo Carli gli aveva dedicato in un articolo sulla «Fiera Letteraria» dell’ottobre 1952, articolo ripreso anche nella monografia del 1961, che era stata promossa dal collezionista e mecenate Giovanni Züst. dal più importante scultore degli anni Trenta, Giuseppe Foglia, ed ancora delle sue tematiche religiose espresse nei suoi monumenti cimiteriali di cui il monumento dedicato a Giovanni Züst nel cimitero di Basilea, è forse il più conosciuto.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.