Vincenzo Vela 1820-1891. Arte e mito
Vincenzo Vela 1820-1891. Arte e mito
Girato a Milano, Ligornetto, Torino e Airolo, questo documentario di Tiziano Gamboni e Mirto Storni è dedicato alla vita e l’opera dello scultore ticinese Vincenzo Vela (Ligornetto, 1820-1891).
A pagina 6 del settimanale «Teleradio7» in edicola per la settimana dal 26 al primo febbraio 1985 si leggeva la presentazione del documentario:
Vincenzo Vela, per i più, è un vago ricordo scolastico, legato alla suggestione di una visita alla villa-museo di Ligornetto: grandi e bianchissimi gessi, severe figure di un passato muto e distante. «La Desolazione», «Le vittime del lavoro», lo «Spartaco»: tutti conoscono queste opere, su cui la storiografia ufficiale ha ricamato il mito dell’artista-patriota, del Fidia popolano. Ma il resto della sua vastissima produzione artistica sprofonda nell’oblio: corrosi dalle intemperie, sfregiati da gratuiti vandalismi o coperti di polvere secolare, i suoi marmi dormono dimenticati in cimiteri e piazze. Eppure, Vincenzo Vela è stato uno dei protagonisti della scultura europea dell’800: contribuì fino all’ultimo generosamente al suo rinnovamento, scardinando le rigide maniere accademiche, aprendo la strada a una scultura aderente alla realtà, sensibile ai problemi sociali, formalmente nuova. Non solo la sua opera è misconosciuta: anche alcuni episodi della sua vita sono oscuri e dimenticati, mentre altri, esaltati acritica mente, impediscono un approccio equilibrato alla sua personalità, che riflette le passioni e le contraddizioni dell’intenso periodo storico in cui visse. Sull’onda del rinnovato interesse per la scultura dell’800, sono stati pubblicati in questi anni alcuni studi sul Vela, tra cui la fondamentale monografia dell’americana Nancy Scott: il documentario di questa sera è il nostro contributo per una migliore conoscenza della vita e dell’opera dell’artista. Mirto Storni ne ha curato la regia, Tiziano Gamboni il testo. Immagini di Thomas Schütz, il suono di Enzo Ferrari, il montaggio di Emmanuela Andreoli e la sonorizzazione di Daniele Mainardi e Graziano Monzeglio.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.