Poveri ticinesi
Poveri ticinesi
Lorenzo Mammone e Wladimir Tchertkoff sono gli autori di questo servizio andato in onda il 7 gennaio 1992 nel programma televisivo «T.T.T. - Tesi, Temi, Testimonianze». All’inizio degli anni Novanta, in Europa l’esercito dei senza lavoro arruolava quattordici milioni di persone. La Svizzera non faceva eccezione con i suoi quarantacinquemila senza lavoro. La sua spina nel fianco era il Ticino: il cantone con più disoccupati (3,5%) e con più poveri (15% della popolazione).
L’idea lanciata in Ticino nella primavera del 1991 era quella del «Reddito minimo garantito». Il servizio propone una inchiesta filmata in Ticino, Svizzera e in Francia, dove dal 1988 il «Reddito minimo di inserimento» era il più conosciuto e controverso esempio europeo.
A pagina 7 del settimanale «Teleradio» in edicola per la settimana dal 5 all’11 gennaio 1992 si leggeva la presentazione dell’inchiesta:
Il nostro è il cantone con più disoccupati (3,5%) e meno abbienti (15%). L’idea del «Reddito minimo garantito» sbandierata in campagna elettorale da quasi tutti i partiti è stata ammainata. Il problema resta, «T.T.T. - Tesi, Temi, Testimonianze» lancia il dibattito con un servizio -l’esempio francese - e un dibattito. Siete soli e guadagnate meno di 2’200 franchi netti al mese? Oppure, siete un padre di famiglia con un bambino, e dovete fare quadrare il bilancio mensile con meno di 3’800 franchi? Beh, allora anche voi siete fra i potenziali beneficiari di un «Reddito minimo garantito», quello che oggi, lo stato, assicura agli anziani in età AVS. Per loro, infatti, esiste la «Prestazione complementare», un vero e proprio reddito minimo; per tutti gli altri no. Così, in Svizzera, mezzo milione di persone risulta statisticamente povero: madri sole con figli, disoccupati di lunga durata, anche gente che lavora. Sono vittime di una economia che ha sempre meno bisogno di lavoratori per svilupparsi. Non c’è più lavoro per tutti. Lo dicono le statistiche. Tre milioni di disoccupati in Italia e in Francia, due in Germania e in Inghilterra. In Europa l’esercito dei senza lavoro arruola 14 milioni di persone.
La Svizzera non fa eccezione. Conta 45’000 senza lavoro: è il più alto tasso di disoccupazione del dopoguerra. La sua spina nel fianco è il Ticino: il cantone con più disoccupati (3,5%) e con più poveri (15% della popolazione). Mentre la ricchezza cresce, prodotta a ritmi sempre più veloci da macchine sempre più perfezionate che sostituiscono l’uomo, i disoccupati aumentano e la povertà si espande. I salari, a cui si lega il sistema della sicurezza sociale, non sono più, in molti casi, lo strumento per ridistribuire efficacemente la ricchezza. Che fare? L’idea, lanciata in Ticino la primavera scorsa è quella del «Reddito minimo garantito». Diventata la bandiera preelettorale di quasi tutti i partiti politici ticinesi, oggi, a elezioni terminate, è stata ammainata. Nessuno ne parla più. Eppure il problema resta di stretta attualità, reso ancor più grave da una crisi economica senza precedenti.
Come realizzarlo? A quanto fissarlo? Come finanziarIo? Le domande sorte attorno al «Reddito minimo garantito» sono chiare; le risposte, spesso, confuse. «T.T.T. - Tesi, Temi, Testimonianze» rilancia il dibattito con un’inchiesta filmata in Ticino, in Svizzera e in Francia, dove dal 1988 il «Reddito minimo garantito» è il più conosciuto e più controverso esempio europeo. Una formula che qualcuno vorrebbe introdurre anche in Ticino. Martedì sera alla TSI, al documentario realizzato da Wladimir Tchertkoff e Lorenzo Mammone (camera di Filippo Pedrozzi, suono di Giovanni Doffini), seguirà un confronto in studio a cui potranno partecipare i telespettatori.
Gli intervistati sono: A. Gorz: filosofo scrittore; N. Aissaoui: Belfort; K. Boukezoula: Belfort; B. Dietrich: Beaucourt, Belfort; E. Gagnebin: Tramelan, BE; L. Rodriguez: Tramelan, BE; A. Bigler: assistente sociale, Tramelan, BE; E. Wiedmer: Moutier, BE; L. Girod: assistente sociale, Moutier, BE; C. Chavanne: assistente sociale, Moutier, BE; D. Chiappini: Parco della Breggia.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.