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Ivan Bianchi, pioniere della fotografia in Russia

Ivan Bianchi, pioniere della fotografia in Russia

1830
Non identificato
Jean Olaniszyn

"Ritratto di Ivan Bianchi"

Autore non ancora identificato (in corso ricerche).

Possibile autoritratto giovanile, Mosca, periodo 1832-39 c.

Giovanni/Jean/Ivan Bianchi (1811-1893), pioniere della fotografia in Russia, fotografo attivo a San Pietroburgo, Mosca e Parigi.

Biografia del fotografo Ivan Bianchi, redatta da A. Mario Redaelli e Pia Todorovic Redaelli, Sorengo, 2002.

Premessa

1809 - Il 2 maggio nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Arogno (paese del Canton Ticino sulla strada alta che collega il Lago di Lugano con il Lago di Como attraverso la Valle d'Intelvi, patria dei famosi pittori decoratori Scotti, attivi a San Pietroburgo), il parroco Petrini celebra il matrimonio tra Carlo Bianchi di Varese e Teresa Artari, figlia di Tranquillo Artari di Arogno e di Anna Paleari. Gli sposi si stabiliscono in seguito a Varese, dove nascerà il loro primogenito, Giovanni, il futuro fotografo a San Pietroburgo.

Biografia di Giovanni/Jean/Ivan Bianchi

1811 - Il 12 dicembre nasce a Varese Giovanni Bianchi, figlio di Carlo Bianchi di Varese e di Teresa Artari di Arogno, Cantone Ticino.

1821 - Giovanni Bianchi arriva in Russia, a Mosca, all'età di 10 anni, proveniente da Arogno, da dove era partito assieme allo zio Angelo Giuseppe Artari, nato a Arogno il 25 luglio 1792, fratello della madre di Giovanni Bianchi, Teresa Artari. A Mosca, Angelo Giuseppe Artari si farà un nome nel campo della pittura ornamentale. Dal 1832 insegnerà questa materia alla Scuola d'architettura. Il nipote Giovanni Bianchi ha certamente trovato in lui un buon maestro. La tradizione orale assegna agli Artari la bella casa settecentesca sulla piazza di Arogno, ornata da pitture murali. Gli Artari sono ad Arogno dalla fine del Cinquecento ed hanno fornito vari artisti (pittori, scultori, stuccatori, architetti) nel campo della costruzione.

1823 - Il 17 [o 23] novembre, nasce a Varese Giuseppe Bianchi, figlio di Carlo Bianchi e di Teresa Bianchi nata Artari di Arogno. Questa notizia ci dice che la famiglia Bianchi in quell'anno abita ancora a Varese. Giuseppe è minore di 12 anni del fratello Giovanni. Tra Varese e Lugano vi sono da sempre scambi culturali e commerciali. Il cognome Bianchi è largamente diffuso in tutta l'Italia. Si contano molte famiglie Bianchi a Varese e a Lugano senza legami di parentela.

1839 - Dopo aver studiato l'arte nell'Istituto di pittura e scultura di Mosca Giovanni/Jean/Ivan Bianchi lascia la Russia e si reca all'estero a sue spese per perfezionarsi, ma non si conoscono i suoi progetti. Il 7 gennaio l'Institut de France a Parigi presenta i lavori di Daguerre sulla «fixation des images qui se forment au foyer d'une chambre obscure ». Forse il Bianchi è attratto dalle possibilità offerte da questa scoperta. Dal 1839 si perdono le sue tracce. Lo ritroveremo soltanto nel 1846, di nuovo a Mosca.

1841 - Il 22 settembre Giuseppe (Josif) Bianchi, fratello di Ivan, abitante a Mosca nella Bol'šaja Lubjanka, quartiere della Mjasnickaia, primo rione, nella casa del commerciante Vargin, sottopone al Consiglio dell'Imperiale Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo il progetto di una chiesa cattolica comprendente la pianta, la facciata e la sezione, per ottenere il titolo di artista libero dell'Accademia.

1842 - Il 12 novembre l'Accademia Imperiale di San Pietroburgo trasmette a Giuseppe Bianchi il seguente attestato: «A Josif Bianchi, oriundo svizzero, vista la sua buona conoscenza dell'arte dell'architettura [...] il Consiglio dell'Accademia, in data 29 maggio 1842, ha conferito il titolo di "artista fuori classe" con il diritto di intraprendere i lavori che lui come artista desidera [...]». Il 23 dicembre il suddito svizzero Cesare Bianchi, fratello dei precedenti, scultore a Mosca e a San Pietroburgo, formatosi nell'arte scultorea sotto la guida del grande scultore russo Ivan/Giovanni Vitali (1794-1855), professore all'Imperiale Accademia, ottiene dall'Accademia il titolo di "artista fuori classe" per l'esecuzione dal vero del busto dell'Accademico architetto Aleksandr Pavlovic Brjullov (1798-1877).

1846 - Giovanni/Ivan Bianchi è di nuovo a Mosca, intenzionato a dedicarsi in primo luogo alla pittura acquerellistica.

1847 - Il 27 agosto, da Mosca, Ivan Bianchi presenta senza successo una domanda all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo per ottenere il titolo di "artista libero fuori classe".

1848 - Il 15 luglio, a Mosca, muore di colera la sorella di Jean (Giovanni/Ivan), Angiolina (Angelica) Bianchi, all'età di 33 anni, figlia di Carlo Bianchi, «couturière en mode», cittadina svizzera, originaria della città di Lugano. Dall'atto di decesso possiamo ricavare importanti informazioni. In quel periodo a Mosca, nella casa del commerciante Vargin, «dans le premier quartier de la section Miasnitzkaïa», vivono la mamma Teresa Bianchi nata Artari, con il figlio Luigi. Il figlio Giuseppe è allora impiegato quale architetto presso il Corpo degli Ingegneri delle Colonie Militari. Il figlio Jean (Giovanni) soggiorna invece a Lugano. Non si conosce tuttavia l'impiego del suo tempo.

1852 - Questo anno registra un avvenimento importante nella storia della Francia. Il 1° dicembre 1852, sulla «Place de l'Hôtel de Ville» di Parigi, Luigi Napoleone Bonaparte è proclamato Imperatore con il titolo di Napoleone III. Nel 1852 Giovanni Bianchi è sicuramente a Parigi, dove ha documentato degli avvenimenti chiave della storia della capitale. Ne abbiamo la prova nelle fotografie del fondo «G. Trezzini» conservato nell'Archivio Ivan Bianchi, dove abbiamo identificato tre fotografie parigine. Su una si legge in basso a sinistra l'iscrizione: «Parigi 1852, G. Bianchi fotografo». La fotografia ritrae il portale della chiesa parigina di Sant'Eustachio, nota come «Eglise des Halles» dal nome del quartiere in cui sorge. In quell'anno, il 10 marzo, è stato promulgato il piano regolatore del quartiere, uno dei più animati della città, il più antico mercato parigino, risalente al XIII secolo: «les Halles de Paris». Una fotografia identica è conservata nel «Département des estampes et de la photographie» della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi: stessa data e stessa firma. Una seconda foto della collezione, non firmata, rappresenta la Place du Châtelet con al centro «la fontaine du Châtelet» detta anche «de la Victoire» e anche «du Palmier», costruita da François-Jean Bralle, Louis-Simon Boizot, Gabriel Davoud e Henri-Alfred Jaquemart tra il 1806 e il 1808 per ordine di Napoleone I. Nella suddetta istituzione parigina si trovano due foto dello stesso soggetto ripreso da altra angolazione, firmate «Le Secq, 1852». Il monumento ha subito delle trasformazioni nel 1855. La terza foto della collezione, sulla quale si legge «Parigi» (di mano del Bianchi), ha creato delle difficoltà di interpretazione, risoltesi ancora con l'aiuto del suddetto dipartimento parigino. Bianchi ha ripreso la grande festa militare svoltasi sul Campo di Marte a Parigi il 10 maggio 1852, più precisamente la distribuzione delle «Aquile», ossia le decorazioni all'Armata da parte del «Principe Luigi Napoleone Bonaparte». Alla cerimonia erano stati invitati 60'000 uomini dei diversi corpi dell'Armata. L'avvenimento è stato riportato anche da una litografia di Jules Gaildrau. Nell'Almanach de Paris de 1789 à nos jours (Encyclopedia Universalis France SA, 1990) è riprodotta una fotografia del 1852, dalla citata collezione della Biblioteca Nazionale di Parigi, di grande interesse quale scorcio di vita parigina. Ci mostra il «Grand Café des Artistes», sul «Boulevard du Temple», uno scorcio neoclassico nel centro della «bohème» parigina, per pochi anni ancora, con gli avventori in piedi o seduti ai tavolini sul trottoir.

Nel 1852 troviamo il Bianchi nuovamente in Russia

A quell'anno risalgono le sue tre prime fotografie pietroburghesi. Si tratta di tre riprese, con angolature diverse, del Bagno Turco sul Grande Stagno nella residenza imperiale di Caterina II di Carskoe Selo. Due recano in negativo sulla foto l'iscrizione: **«H. Monighetti arch. / Le Bain Turc à Tzarkoe-Selo / I. Bianchi phot. 1852 e «H. Monighetti archit. / Bagno Turco a Zarscoie-Selò / G. Bianchi fotog. 1852». Secondo il rapporto del suo progettista architetto Ippolito Monighetti (1819-1878), di origine ticinese, la costruzione del Bagno Turco è stata portata a termine prima del 20 ottobre 1852. Si può affermare che si tratta delle prime foto pietroburghesi. Queste tre fotografie del Bianchi precedono di un anno abbondante la fotografia posseduta dall'Ermitage, fin qui considerata la più antica di San Pietroburgo, datata il 31 dicembre 1853, eseguita dal Conte Nostic che riprese la Neva d'inverno. La costruzione del Bagno Turco a Carskoe Selo è stata affidata dalla Corona, con contratto del 26 luglio 1850, all'architetto e imprenditore Agostino Camuzzi, originario di Montagnola nel Cantone Ticino, attivo a San Pietroburgo dal 1828 al 1854.

Al 1852 risale il famoso atelier fiorentino dei Fratelli Alinari fondato da Leopoldo Alinari con i fratelli Giuseppe e Romualdo, specializzatosi nei temi del ritratto, delle vedute, delle opere d'arte e dei monumenti storici. La «Fratelli Alinari» ha oggi la sua sede negli storici locali del Palazzo Alinari, Largo Alinari 15, a Firenze. Nel suo museo, che comprende importanti fondi provenienti da vari paesi, sono state individuate due fotografie di Jean Bianchi anteriori al 1865, raffiguranti degli interni di due palazzi Stroganov di San Pietroburgo.

1853 - A San Pietroburgo il Bianchi fotografa la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nella Fortezza vista dalla riva del Palazzo d'Inverno, progettata dall'architetto Domenico Trezzini ed edificata dal 1712 al 1732. Si tratta della prima fotografia a noi nota del monumento simbolo di San Pietroburgo. Il 28 agosto, a San Pietroburgo, Giovanni Bianchi dedica una sua fotografia «Al Signor Agostino Camuzzi, in attestato di stima ed amicizia. La fotografia firmata S.t. Pétersbourg, 1853, J. Bianchi photog.» rappresenta una villa in un parco e corrisponde ad un disegno originale a seppia ritrovato insieme alla fotografia nella casa dell'architetto Agostino Camuzzi a Montagnola.

Il committente di questa dacia di metà Ottocento è da ricercare nella cerchia camuzziana di San Pietroburgo. Si tratta più precisamente del conte Sergej Stepanovič Lanskoj (1787-1862). La villa andò completamente distrutta in un incendio del 1997 (vedi fotografia di Jean Olaniszyn pubblicata a pag. 21 del libro "Montagnola San Pietroburgo. Un epistolario della Collina d'Oro, 1845-1854", a cura di A. Mario Redaelli e Pia Todorović Strähl, con una prefazione di Federico Spiess e il contributo degli Eredi Camuzzi, della Famiglia A. Berra, del Comune di Montagnola e della Fondazione Culturale della Collina d'Oro, coedizione Comitato promotore dei festeggiamenti per il 700.mo di Montagnola/Edizioni ELR di Jean Olaniszyn, Torre Camuzzi, Montagnola 1998).

1854 - Il 2 ottobre l'architetto Agostino Camuzzi lascia definitivamente San Pietroburgo per far rientro in patria, a Montagnola. Il suo bagaglio comprende anche 20 fotografie di Giovanni Bianchi (che saranno riscoperte da A. Mario Redaelli 130 anni più tardi e si riveleranno il punto di partenza per lo studio del fotografo Bianchi e della fotografia in Russia promosse dall'editore Jean Olaniszyn). Si tratta di fotografie eseguite tra gli anni 1852 e 1854 a San Pietroburgo, Zarscoie-Selò e Peterhof. Queste fotografie sono state pubblicate nello studio di A. Mario Redaelli, Pia Todorović Strähl, Ekaterina (Katja) Anisimova, con il titolo: "Ivan Bianchi, Un ticinese pioniere della fotografia a San Pietroburgo", Edizioni ELR di Jean Olaniszyn, Lugano 2002. A queste si deve aggiungere quella con la dedica autografa del Bianchi «Al Signor Agostino Camuzzi», del 1853, citata sopra e una terza stampa della stessa fotografia.

1855 - Il 18 febbraio muore Nicola I. Il 23 aprile Fjodor Bruni manda al conte A.P. Šuvalov cinque fotografie di prova che l'artista Bianchi ha eseguito di alcune sale del Nuovo Ermitage. In quell'anno il Bianchi si reca anche a Mosca. Ne sono la prova due fotografie ritrovate recentemente nel fondo fotografico della Biblioteca Cantonale di Lugano, che portano rispettivamente le diciture: «La Place Rouge, J. Bianchi, 1855, Mosca»; Maison Paskoff, Moscou, 1855». Una terza foto eseguita nella stessa città si trova nell'Archivio Ivan Bianchi e reca la scritta: «Une vue du Kremlin, Moscou, 1855. J. Bianchi ph.» con la famosa campana «Car' Kolokol». Il 1° ottobre dello stesso anno Bianchi è di nuovo a San Pietroburgo per iniziare la ripresa fotografica degli acquerelli rappresentanti le sale del Nuovo Ermitage.

1856 - Il 26 giugno Fjodor Bruni annuncia a Šuvalov che Bianchi ha eseguito 50 fotografie degli acquerelli di 8 sale e della scala di parata del Nuovo Ermitage.

1857 - Il 26 gennaio Fjodor Bruni consegna a Šuvalov le ultime 50 fotografie del Bianchi degli acquerelli delle sale del Nuovo Ermitage. Il 31 dicembre Ivan Bianchi presenta la richiesta al Consiglio dell'Imperiale Accademia per ottenere il titolo d'artista: «[…] Ho l'onore di sottoporvi dei miei lavori di pittura acquerellistica e di chiedere umilmente di volermi concedere il titolo d'artista se le mie opere lo meritano».

1858 - Il 14 maggio l'Imperiale Accademia rilascia il seguente attestato: «Al suddito austriaco Ivan Bianchi al quale, vista la sua buona conoscenza della pittura ritrattistica ed acquarellistica messa a prova da un ritratto eseguito dal vero, il Consiglio dell'Accademia [...] in data 8 marzo 1858 ha conferito il titolo di artista fuori classe, confermato il 6 aprile dello stesso anno dall'Assemblea dell'Accademia». Ivan Bianchi è detto «suddito austriaco» perché la famiglia Bianchi era originaria di Varese, città che allora faceva parte del Regno lombardo-veneto, posto sotto la dominazione austriaca. La frequenza dell'Accademia entrava nel curriculum degli artisti-fotografi dell'epoca. L'Accademia fin dagli albori aveva seguito molto attentamente lo sviluppo della fotografia. La stampa russa aveva contribuito attivamente alla discussione sul valore artistico della fotografia. Nelle insegne dei nascenti studi fotografici compare presto la definizione di «gabinetto artistico».

1859 - Il 1° gennaio viene rinnovato il permesso di soggiorno libero a San Pietroburgo, rilasciato dalla Sezione stranieri del controllo abitanti al «suddito austriaco Giovanni Bianchi, arrivato in Russia nel 1821, proveniente da Arogno» (paese d'origine della mamma).

1863 - Il Bianchi, ormai fotografo affermato, è presentato nel numero 3 della rivista artistico-letteraria pietroburghese «Illustrazione fotografica» del 1863: L'artista e fotografo I. Bianchi, noto a San Pietroburgo per i suoi ritratti e bigliettini da visita, l'estate dell'anno scorso ha ripreso tutte le stazioni della linea ferroviaria San Pietroburgo-Peterhof. Una di queste fotografie, la stazione di partenza di San Pietroburgo, è allegata a questo numero per chi desidera conoscere più da vicino le eccellenti opere del Signor Bianchi. Raccomandiamo il suo studio italiano in Piazza Michajlovskaja a San Pietroburgo nella casa Bodisko, appartamento N. 15. Il proprietario di questa casa al numero 16 della Via Italiana, era Aleksandr Andreevič Bodisko (1786-1854), ambasciatore russo negli Stati Uniti d'America dal 1837 alla sua morte. Nel numero 7 dell'«Illustrazione fotografica» dello stesso anno si allega il ritratto firmato della Signora Vel'nis, nota artista della Troupe francese nei Teatri di San Pietroburgo, inviato dal fotografo Bianchi. Léontine Fay, detta Vel'nis, fu invitata a San Pietroburgo nel 1847 ed ebbe grande successo nella Troupe francese al Teatro Michele, dove recitò fino al 1868. Allo studio fotografico di Ivan Bianchi ricorrevano anche i mastri ticinesi presenti a San Pietroburgo, per il ritratto da spedire in famiglia. Nei cinque ritratti «carte-de-visite» del fondo "G. Trezzini" (conservato nell'Archivio Ivan Bianchi), su due figura l'indirizzo: «Photographie Italienne par J. Bianchi, Grande rue des Jtaliens 5» [Bol'šaja Ital'janskaja, ora Ital'janskaja], à S.t Pétersbourg; su altre due: «Italjanskaja fotografija chudožnika Bianki byvšaja Kuliša na Nevskom Prospekte d. 54 protiv Teatra v S.Peterburge» [Fotografia italiana dell'artista I. Bianchi, ex Kulisch, sulla Prospettiva Nevskij 54, di fronte al Teatro, a San Pietroburgo]; infine, sulla quinta: «Bianki, Fotogr. na Nevskom pros. d. N° 54 v S.Peterburge» [Bianchi, fotografo, sulla Prospettiva Nevskij 54, a San Pietroburgo]. Dei cinque ritratti, se ne sono potuti identificare due: quello del cavaliere Andrea Staffieri senior, figlio di Federico, 1802-1877, originario di Pambio (presso Lugano), architetto a San Pietroburgo dal 1843 al 1866; e quello dell'architetto Andrea Staffieri junior, figlio di Giovanni Federico, 1835-1871, architetto a San Pietroburgo dal 1854 al 1871, sepolto nello scomparso cimitero cattolico di Vyborg. L'indirizzo del fotografo Bianchi nella casa Bodisko compare anche in un album di proprietà privata conservato a Roma, su tre fotografie del Palazzo Stroganov al numero 11 della Rue St. Serge (attuale Čajkovskaja ulica) con l'angolo sulla Mochovaja, una delle tante dimore nobili da lui ritratte. Le tre fotografie sono anteriori al 1865, anno in cui Ivan Bianchi si trasferisce al numero 54 del Nevksij Prospekt. Esse ritraggono il palazzo Stroganov costruito da Ippolito Monighetti nel 1857, che verrà trasformato nel 1878 da M.E. Messmacher (1842-1906). Due fotografie di quel periodo, legate come le precedenti agli Stroganov, ma raffiguranti due altri edifici, sono state rinvenute nel Museo della Fotografia Fratelli Alinari a Firenze. Portano come le tre precedenti l'etichetta con l'indirizzo del Bianchi nella casa Bodisko e rappresentano due interni di palazzi. Sul retro della prima fotografia si legge una scritta a matita: «Cabinet du [comte] Serge Stroganoff [...]. Maison Stroganoff - Pont de Police». Si tratta dunque del Gabinetto del Conte Sergej Grigor'evič Stroganov (1794-1882) nel Palazzo di famiglia al numero 17 della Prospettiva Nevskij. Sul retro della seconda c'è la seguente annotazione della stessa mano, a matita: «La chambre à coucher, rue Michel [...]. Appartement où nous nous sommes mariés». Si può presumere che si riferisca all'altro palazzo Stroganov al numero 38 del Nevskij Prospekt, angolo Michajlovskaja ulica numero 4, appartenente alle stesso Sergej Stroganov che aveva sposato Natalija Golicyna.

1865 - Il 29 marzo 1865 il Bianchi ottiene l'autorizzazione dal Ministro degli Affari Interni di aprire un altro studio fotografico, succedendo allo svizzero Simeon Schmidt, che l'anno precedente aveva ottenuto il permesso di stabilirsi a Rybinsk nel Governatorato di Jaroslavl'. Lo studio che il Bianchi rileva da Schmidt è con molta probabilità quello sulla Prospettiva Nevskij, al numero 54, di fronte alla Biblioteca Nazionale, in cui il fotografo si stabilisce definitivamente. L'insegna dell'atelier è immortalata su una fotografia dello stesso Bianchi conservata presso la Biblioteca scientifica dell'Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo, che riporta il suddetto indirizzo sul passepartout. La centralità di questa ubicazione ben si addiceva ad un fotografo molto in auge. Il palazzo apparteneva in origine ai conti Šuvalov, dai quali passò alla famiglia Demidov attiva dalla fine del Seicento nell'industria mineraria in Siberia e negli Urali, che diede i natali a numerosi scienziati, collezionisti d'arte, mecenati e benefattori. Nel 1841 fu parzialmente trasformato in albergo. Proprietario ne era Anatolij Nikolaevič Demidov (1812-1869). L'albergo Demidov era frequentato soprattutto da artisti stranieri. Tra questi il celebre soprano torinese Angelina Bosio che aveva trionfato all'opera di San Pietroburgo, morta in questa città il 12 aprile 1859.

1867 - In una lettera datata San Pietroburgo il 14 ottobre 1867 «le très humble serviteur artiste de l'Accadémie Imperiale et photographe Jean Bianchi, demeurant Perspective de Nevsky 54» informa Sua Eccellenza il Signor Conte Adlerberg, Ministro della Corte di quanto segue: «J'ai finis les photographies des appartements occupés par Son Altesse le prince de Galles dont Votre Excellence a eu la bonté de me charger de l'exécution [...]». Il Principe di Galles era Alberto Edoardo, figlio della Regina d'Inghilterra Vittoria Alessandra ed erede al trono d'Inghilterra.

1870 - A partire da quest'anno le fotografie del Bianchi conservatesi sono generalmente incollate su passepartout con l'iscrizione in francese: «Publié par Jean Bianchi, Perspective de Nevskij 54, St. Pétersbourg, mention honorable en 1870». La «mention honorable» del 1870 è stata attribuita al fotografo Bianchi in occasione della «Esposizione manifatturiera russa» del 1870. La mostra ebbe luogo a San Pietroburgo, nell'ex deposito del sale in riva alla Fontanka, di fronte al Giardino d'Estate. L'architetto ticinese Luigi Fontana (1824-1894), insieme al suo assistente Viktor A. Hartmann (1834-1873), ristrutturarono l'edificio creando una nuova facciata verso la Fontanka. Per la comodità dei visitatori, venne gettato un ponte sulla Fontanka per unire il principale padiglione espositivo al Giardino d'Estate.

La mostra fu inaugurata il 15 maggio 1870 e durò fino al 31 luglio. Era composta di sette sezioni, di cui la settima era intitolata «Scienze e arte nella loro applicazione industriale». Questa sezione comprendeva anche lavori fotografici. Un quotidiano informava sugli avvenimenti della mostra con notizie interessanti sugli oggetti esposti. Ne sono usciti 64 numeri; alcuni erano dedicati alla fotografia. Per la valutazione degli oggetti esposti fu eletto un consiglio di esperti. Della sezione fotografica faceva parte il famoso fotografo pietroburghese Sergej Lvovič Levickij (1819-1898). Nel numero di sabato 11 luglio 1870, a pagina 2 si trova la notizia che il Bianchi è stato insignito della «menzione onorevole». I fotografi premiati, tra cui «Ivan Bianchi artista a San Pietroburgo», Hermannn Steinberg, Schönfeldt e Šapiro, Victor Hartmann e Albert Felisch, tutti di San Pietroburgo, furono riportati dal «Pravitel'stvennyj vestnik (organo ufficiale del Governo), pubblicato anche all'estero, compresa la Svizzera. La «mention honorable» ha sicuramente fatto crescere la stima del fotografo Ivan Bianchi. A partire dagli anni Settanta fino al suo rientro in patria, che avverrà nel 1884, la sua attività non trova sosta. La sua attenzione è attirata dall'attualità, come la parata militare del 1872 sulla Piazza del Senato per il bicentenario della nascita di Pietro il Grande; l'inaugurazione del monumento a Caterina II sulla Piazza del Teatro d'Alessandra nel 1873; la costruzione dell'Albergo Europa dell'architetto ticinese Luigi Fontana nel 1875. Egli riprende esterni e interni di case di nobili pietroburghesi, di edifici pubblici; di chiese e interni di chiese, per esempio della chiesa cattolica di Santa Caterina sul Nevskij, luogo d'incontro dell'importante comunità italofona; documenta monumenti di personaggi importanti, come il poeta Nekrasov nel 1883; fotografa le costruzioni dei Benois e dei Cavos, coi quali intrattiene legami di amicizia; senza dimenticare i sobborghi, Peterhof, Pavlovsk, Carskoe Selo, Strel'na.

1872 - Il Bianchi decide di abbandonare la casa Demidov al n. 54 della Prospettiva Nevskij. Lo stesso stabile ospiterà successivamente anche i fotografi Beyer, Borel, Česnokov e Bulla.

1873 - Il nuovo indirizzo del Bianchi risulta su una richiesta alla Corte, del 7 marzo 1873, approvata il 3 maggio successivo: «A Son Excellence Monsieur le Ministre de la Cour. Excellence! Ayant déjà eu l'honneur d'exécuter différentes commandes de vues photographiques d'après les ordres de Leurs Majestés ainsi que pour Leurs Augustes Familles je viens solliciter de votre extrême bonté l'autorisation de pouvoir placer mes appareils devant les résidences et dans les jardins Impériaux. Espérant dans votre bienveillance je suis avec le plus profond respect de Votre Excellence le très humble et très obeissant serviteur Jean Bianchi. S.t Pétersbourg le 7 mars 1873. Rue Nicolaïevska, maison 34, log. 17» (Dal 1918 la Nicolaïevska, una via perpendicolare al Nevskij, si chiama ulica Marata).

1879 - Teresa Bianchi, madre di Giovanni (Ivan) Bianchi, rientrata da San Pietroburgo per stabilirsi a Arogno, suo paese d'origine, muore il 31 dicembre 1879 nella casa al numero civico 58, all'età di 94 anni, possidente, vedova fu Carlo di Arogno, di religione cattolica. È sepolta nel cimitero di Arogno.

1884 - L'architetto Nicola Benois e Camilla Albertovna Cavos chiedono al Bianchi di fare da padrino di cresima al loro figlio Aleksandr. Il fotografo era entrato da molto tempo a far parte della famiglia Benois, come si legge nelle «Memorie» di Aleksandr Benois, Moi Vospominanija (Nauka, Mosca 1990, II, pp. 455-57).

Scrive A. Benois figlio di Nicola: «Giovanni Bianchi in qualche modo entrò nella nostra famiglia perchè lasciatoci in eredità dal nonno Catarino Cavos (nonno paterno di Camilla, architetto, 1801-1862). Di formazione artista pittore, Bianchi era arrivato a San Pietroburgo ancora sotto Nicola Pavlovič. La nostra famiglia era dell'opinione che fosse stato il Bianchi a far conoscere ai russi le invenzioni di Niepce e Daguerre. La sua specialità non consisteva tanto nel ritratto quanto nel paesaggio, nei monumenti e particolarmente negli interni. In un periodo di fervore nell'edilizia e nell'arredamento i nobili russi erano alquanto desiderosi di immortalare le loro abitazioni. E Bianchi non era un semplice tecnico: su tutte le sue fotografie si nomina artista, e un artista era davvero, nella scelta della luce e del punto di ripresa. Si era gettato a capofitto nella tecnica della fotografia, assomigliando in questo ad un alchimista medievale. Le sue unghie erano sempre gialle dal collodio, la sua persona emanava odori "chimici", non sgradevoli del resto. Io conobbi Bianchi quando era già vecchio. Si vestiva alla moda degli anni Quaranta, e in occasione di matrimoni ed altre solennità provocava sorrisini per la sua marsina antidiluviana con le spalle rialzate. I capelli e la barba li lasciava incolti; insieme ai suoi occhi lacrimosi gli davano un aspetto estasiato e candido come quello dei martiri di Guido Reni. Normalmente si chiudeva in un silenzio cupo e si sedeva in qualche angolino, nell'ombra. Quando però il discorso toccava questioni di chiesa o di religione, il Bianchi si svegliava dal suo torpore, si metteva sull'attenti e partecipava persino alla discussione perdendo in fretta l'autocontrollo. Allora assumeva un tono minaccioso e profetico [...]». Come racconta Benois nelle sue «Memorie», nel 1884 Ivan Bianchi decide di tornare in patria per mettersi a riposo e per raccogliere l'eredità del fratello Giuseppe, morto l'anno precedente. In una lettera da San Pietroburgo del 16/28 aprile 1884 il fotografo chiede al Console Generale della Confederazione Svizzera di intervenire presso la Polizia russa affinché gli venga restituito il passaporto e l'attestato di artista, rilasciatogli dall'Accademia di Belle Arti: «A Son Excellence M.r Dupont, N'ayant pas jusqu'aujourdhui récu de retour mon passeport de la frontière et étant tracassé par la Police qui me fit promettre entre trois jours de produire un acte de mon identité personnelle, allors, je supplie V. Excellence de me couvrir de Votre protection ou d'écrire à S.E. M.r le Chef du Burreau des Etranger pour qu'il ordonne de me rendre de nouveau mon attestat de l'Accadémie Impériale des beaux arts par laquelle jusqu'aprésent j'ai joui du privilège de demeure dans cette capitale. Avec un profond respect agréez, Excellence, ma haute considération, et par laquelle j'ai l'honneur de me dire son très obligeant Serviteur artiste et photograph Jean Bianchi».

1884 - Il rientro in Patria

Il Bianchi rientra dunque in Ticino e si stabilisce a Montagnola sopra Lugano, nella casa del fratello Giuseppe che aveva sposato Maddalena Camuzzi, nipote dell'architetto Agostino Camuzzi. Stando al Benois, all'interno della casa Giovanni Bianchi si sarebbe costruita una specie di izba in legno che avrebbe dovuto preservarlo dall'umidità. La casa fu poi abitata dal figlio di Giuseppe Bianchi, Ferdinando Bianchi, e dal figlio di questi, Carlo, che la vendette a Giulio Petrini, impiegato postale; qui si trovano tuttora gli uffici della Posta. Allo stato attuale delle ricerche, del periodo luganese del Bianchi non si conoscono le sue eventuali produzioni fotografiche.

1893 - Il 24 dicembre Giovanni Bianchi muore a Lugano. Nel Libro dei morti della parrocchia cattedrale di San Lorenzo di Lugano, sotto la data del 24 dicembre 1893, a pagina 464 si legge la seguente registrazione (traduzione dal latino): «Giovanni Bianchi, furono Carlo e Teresa Artari di Arogno, dopo breve malattia morì in comunione con S. Madre Chiesa il 24 dicembre 1893, a 82 anni; il suo corpo fu traslato il giorno seguente alla chiesa di Santa Maria dell'ospedale ed in seguito sepolto nel cimitero». La chiesa di Santa Maria e l'annesso cimitero furono demoliti nel 1914. Per questa ragione è scomparsa la tomba del fotografo. Anche all'Ufficio di Stato Civile della Città di Lugano è registrato il decesso di Giovanni Battista Bianchi, di Arogno, figlio di Carlo Bianchi e di Teresa Artari, nato il 12 dicembre 1811, celibe, di professione benestante, avvenuto a Lugano il 24 dicembre 1893 al n. 133 rosso di Via Nassa, in età di 82 anni. La via Nassa è una delle più antiche del centro di Lugano, abitata da artigiani e commercianti già nel XV secolo.

I suddetti documenti confutano le informazioni del Benois, secondo il quale Giovanni Bianchi avrebbe sposato una compatriota che sarebbe riuscita a farsi intestare gli averi del marito e che, entratane in possesso, avrebbe piantato il Bianchi senza il minimo scrupolo per andarsene in compagnia del suo amante. La moglie avrebbe svenduto le preziose lastre come se fossero semplice vetro.

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Jean Olaniszyn
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18 giugno 2017
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