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Le dure prove sopportate da Cecilia

Famiglia Rusca

La disgrazia sul laghetto di Muzzano

(Corriere del Ticino – 22.I.1906)

La gravissima disgrazia, successa nel pomeriggio di ieri al laghetto di Muzzano, ha gettato nel più grave lutto due distinte famiglie della città e nella costernazione l’intera cittadinanza.

La splendida stagione di cui godiamo, che è tutto un seguito di limpide e tiepide giornate di sole, – impedisce che al laghetto di Muzzano si formi una crosta di ghiaccio d’uno spessore ragguardevole. Ciò torna spiacevole non soltanto all’impresa di estrazione del ghiaccio, ma alla nostra gioventù maschile e femminile, presso la quale il pattinaggio è in gran favore. Ieri poi la temperatura era ancora più mite (causa il caldo scirocco dei giorni precedenti) e quindi lo strato di ghiaccio al laghetto era ancora più sottile. Gli operai addetti al taglio del ghiaccio non mancarono di ammonire i pattinatori ad esser molto guardinghi, a non allontanarsi troppo dalla riva di Sorengo più sicura… e sulle prime furono ascoltati, ma poi, scivola di qui, scivola di là, i pattinatori si sbandarono, inoltrandosi taluni fino al Sasso di Muzzano.

Verso le due, tre giovanotti che si tenevano a mano giunsero fin quasi a venti metri dalla riva di Muzzano: udito il ghiaccio crepitare e scricchiolare sotto i loro piedi, immediatamente si sciolsero e si allontanarono, per diminuire il peso gravitante sul ghiaccio, e quindi il pericolo. Ma, fatti pochi passi, uno di essi, il giovane signor Ernesto Albisetti fu Pietro, di circa 23 anni, scomparve in buco apertosi sotto i suoi piedi nel ghiaccio.

Alle sue grida accorse il compagno più vicino, il sig. Gualtiero Andreotti, d’anni 22, che era già in salvo e che tornò sui suoi passi per aiutare l’amico; anch’egli sprofondò nelle infide acque del laghetto! Si può immaginare il terrore degli spettatori (parecchie centinaia), che dall’opposta riva di Sorengo assistettero al fulmineo e tragico dramma, senza poter portare aiuto.

Il terzo pattinatore del gruppo, l’avv. Piero Gilardi, volle ritornare lui pure sui propri passi, per soccorrere i disgraziati amici: fortunatamente cadde – e questa caduta fu la sua salvezza, perché altrimenti egli sarebbe del pari perito, senza giovare ai compagni. A stento e dopo faticosi sforzi riuscì, camminando carponi sul ghiaccio, a togliersi dal punto pericoloso.

Il primo a correre pel salvataggio delle vittime, fu il macchinista Buller, impiegato della ghiacciaia Peri e C.: afferrata una scala, corse a precipizio verso i due giovani che lottavano contro la morte, ma il ghiaccio cominciava a spezzarsi anche sotto di lui, e dovette retrocedere. Altre persone discesero da Muzzano con pali, assi ecc., ma giunsero troppo tardi. Gli operai addetti all’estrazione del ghiaccio lanciarono nel lago una piccola imbarcazione, che si avanzò spezzando il sottile strato di ghiaccio…. Ma quando giunsero sul posto, altro non rimaneva più a fare che ricercare i due cadaveri.

Il primo che fu afferrato coi lunghi ramponi e tolto dalle acque (40 minu- ti dopo la terribile tragedia) fu quello dell’Albisetti: il volto era sereno: aveva soltanto due ferite – una alla fronte, l’altra ad un occhio. Portato alla riva di Muzzano, dal dr. Giacomo Bianchi e da un signore tedesco gli furono praticate tutte le cure possibili per richiamarlo alla vita. Tutto fu inutile! Non restò che portarlo al cimitero di Muzzano, dove i medici Ceretti e Bianchi constatarono che la morte dell’infelice giovane, causa una congestione cardiaca, dev’essere stata fulminea.

Le ricerche del corpo dell’Andreotti durarono fin verso le cinque. La sua agonia dev’essere stata terribile, gli occhi sbarrati e le mani contuse e contratte attestando la lotta da lui sostenuta per sfuggire alla morte. Rinunciamo a descrivere le pietose scene di dolore che si svolsero, allorché giunsero sul posto dapprima l’ing. Tullio Rusca, zio dell’Albisetti, poi la madre e le due sorelle, – poi la sorella dell’Andreotti…

Ambedue le vittime erano belli ed aitanti giovani, di aperta intelligenza, di eccellente carattere: ambedue formavano la speranza e la gioia della rispettiva famiglia: ambedue godevano le generali simpatie… L’Andreotti, terminati gli studi di diritto a Friborgo, stava facendo pratica d’avvocatura: l’Albisetti, conseguito il diploma alla Scuola di Commercio di Neuchâtel, doveva, dicesi, recarsi a giorni nell’Inghilterra.

In pochi minuti, quelle due floride e promettenti esistenze vennero spezzate, distrutte… Il compianto è generale. Alla famiglia della signora Cecilia Albisetti – Rusca, già tanto provata dalla sventura, ed a quella del signor Tommaso Andreotti (già direttore dell’Ufficio dei Telegrafi in Lugano), così duramente colpita, le più vive condoglianze!

Quando fu estratta dalle acque la prima salma vedemmo alcuni giovani pattinatori lanciare i loro pattini nel lago. Promettendo a se stessi di rinunciare per sempre a questo divertimento così pericoloso. Noi pensiamo che l’accesso al lago di Muzzano dovrebbe essere vietato ai pattinatori. Gli amanti di questo sport si procurino uno stagno artificiale in qualche prateria; dove non correranno i pericoli che presenta il perfido laghetto di Muzzano.

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Famiglia Rusca
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18 aprile 2023
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