IVAN BIANCHI, PIONIERE DELLA FOTOGRAFIA IN RUSSIA: ESPOSIZIONE NEL PALAZZO COSTANTINO DI SAN PIETROBURGO
IVAN BIANCHI, PIONIERE DELLA FOTOGRAFIA IN RUSSIA: ESPOSIZIONE NEL PALAZZO COSTANTINO DI SAN PIETROBURGO
IVAN BIANCHI (1811-1893), PIONIERE DELLA FOTOGRAFIA IN RUSSIA.
Summit G20, San Pietroburgo, Palazzo Costantino (Strelna), 5-6 settembre 2013.
Immagine: una delle sale allestite nel Palazzo Costantino con l’esposizione delle fotografie pietroburghesi di Giovanni/Jean/Ivan Bianchi (1811-1893), pioniere della fotografia in Russia.
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L’Amministrazione degli Affari del Presidente della Federazione Russa ha onorato il Cantone Ticino, scegliendo quale evento culturale per il Summit del G20 riunitosi nel Palazzo Costantino a Strelna (5-6 settembre 2013), l'esibizione delle prime fotografie di San Pietroburgo eseguite dal pioniere della fotografia in Russia, il ticinese Ivan (Giovanni/Jean) Bianchi (Varese 1811-1893 Lugano).
La mostra, con il patrocinio dell’Ambasciata di Russia a Berna, è stata allestita e curata da Igor Zhuravkov, con la partecipazione di Jean Olaniszyn, Arminio Sciolli e Giulia Ilyna. Nelle sale del Palazzo Costantino sono state presentate venti immagini originali del fotografo Ivan Bianchi che ritraggono l’architettura urbana della città sulla Neva nel periodo 1852-54.
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Breve biografia di Ivan Bianchi.
1809 – Matrimonio tra Carlo Bianchi di Varese e Teresa Artari di Arogno: genitori di Giovanni Bianchi. Gli sposi si stabiliscono in seguito a Varese, dove nascerà il loro primogenito, Giovanni, il futuro fotografo a San Pietroburgo.
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Giovanni/Jean/Ivan Bianchi (Varese 1811-1893 Lugano). Fotografo ticinese attivo a San Pietroburgo, Mosca e Parigi. Pioniere della fotografia in Russia.
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1811 – Il 12 dicembre nasce a Varese Giovanni Bianchi, figlio di Carlo Bianchi di Varese e di Teresa Artari di Arogno, Cantone Ticino.
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1821 – Giovanni Bianchi arriva in Russia, a Mosca, all’età di 10 anni, proveniente da Arogno, da dove era partito assieme allo zio Angelo Giuseppe Artari.
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1839 – Dopo aver studiato l’arte nell’Istituto di pittura e scultura di Mosca, Giovanni/Jean/Ivan Bianchi lascia la Russia e si reca all’estero per perfezionarsi, forse anche a Parigi attratto dalle possibilità offerte dalla scoperta di Daguerre sulla fotografia.
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1846 – Giovanni/Ivan Bianchi è di nuovo a Mosca, intenzionato a dedicarsi in primo luogo alla pittura, in particolare all’acquarello.
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1852 – A Parigi, Luigi Napoleone Bonaparte è proclamato Imperatore con il titolo di Napoleone III e Giovanni Bianchi si trova nella capitale francese dove ha documentato gli avvenimenti. Ne abbiamo la prova nelle fotografie del fondo «G. Trezzini» conservato nell’Archivio Ivan Bianchi, dove abbiamo identificato tre fotografie parigine del 1852. Lo stesso anno ritroviamo il Bianchi nuovamente in Russia: a quell’anno risalgono le sue tre prime fotografie pietroburghesi.
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1853 – A San Pietroburgo il Bianchi fotografa la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nella Fortezza vista dalla riva del Palazzo d’Inverno, progettata dall’architetto Domenico Trezzini ed edificata dal 1712 al 1732.
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1854 – Il 2 ottobre l’architetto Agostino Camuzzi lascia definitivamente San Pietroburgo per far rientro in patria, a Montagnola. Il suo bagaglio comprende anche 20 fotografie di Giovanni Bianchi (che saranno riscoperte nell'archivio Camuzzi dall’archivista A. Mario Redaelli 130 anni più tardi e si riveleranno il punto di partenza per la scoperta e lo studio del fotografo ticinese Bianchi e della storia della fotografia in Russia, finanziate dalle Edizioni ELR di Jean Olaniszyn).
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1855 – Il 23 aprile, Fjodor Bruni manda al conte A.P. Šuvalov cinque fotografie di prova che l’artista Bianchi ha eseguito di alcune sale del Nuovo Ermitage. In quell'anno il Bianchi si reca anche a Mosca.
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1856 – Il 26 giugno Fjodor Bruni annuncia a Šuvalov che Bianchi ha eseguito 50 fotografie degli acquerelli di 8 sale e della scala di parata del Nuovo Ermitage.
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1857 – Il 31 dicembre Ivan Bianchi presenta la richiesta al Consiglio dell’Imperiale Accademia per ottenere il titolo d’artista: «[…] Ho l’onore di sottoporvi dei miei lavori di pittura acquarellistica e di chiedere umilmente di volermi concedere il titolo d’artista se le mie opere lo meritano [...]».
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1858 – Il 14 maggio l’Imperiale Accademia rilascia il seguente attestato: «Al suddito austriaco Ivan Bianchi al quale, vista la sua buona conoscenza della pittura ritrattistica ed acquarellistica messa a prova da un ritratto eseguito dal vero, il Consiglio dell’Accademia [...] in data 8 marzo 1858 ha conferito il titolo di artista fuori classe, confermato il 6 aprile dello stesso anno dall’Assemblea dell’Accademia». Ivan Bianchi è detto «suddito austriaco» perché il padre Carlo Bianchi era originario di Varese, città che allora faceva parte del Regno lombardo-veneto, posto sotto la dominazione austriaca.
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1859 – Il 1° gennaio viene rinnovato il permesso di soggiorno libero a San Pietroburgo, rilasciato dalla Sezione stranieri del controllo abitanti al «suddito austriaco Giovanni Bianchi, arrivato in Russia nel 1821, proveniente da Arogno» (paese d’origine della madre Teresa Artari).
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1863 – Il Bianchi, ormai fotografo affermato, è presentato nel numero 3/1863 della rivista artistico-letteraria pietroburghese “Illustrazione fotografica”: “raccomandiamo il suo Studio italiano in Piazza Michajlovskaja a San Pietroburgo nella casa Bodisko, appartamento N. 15”. Allo studio fotografico di Ivan Bianchi ricorrevano anche i numerosi mastri ticinesi presenti a San Pietroburgo.
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1865 – Il 29 marzo il Bianchi ottiene l’autorizzazione dal Ministro degli Affari Interni di aprire un altro studio fotografico, succedendo allo svizzero Simeon Schmidt, che l’anno precedente aveva ottenuto il permesso di stabilirsi a Rybinsk nel Governatorato di Jaroslavl’. Lo studio che il Bianchi rileva da Schmidt è con molta probabilità quello sulla Prospettiva Nevskij, al numero 54, di fronte alla Biblioteca Nazionale.
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1867 – In una lettera datata San Pietroburgo, 14 ottobre 1867 «le très humble serviteur artiste de l’Accadémie Imperiale et photographe Jean Bianchi, demeurant Perspective de Nevsky 54» informa Sua Eccellenza il Signor Conte Adlerberg, Ministro della Corte di quanto segue: «J'ai finis les photographies des appartements occupés par Son Altesse le prince de Galles dont Votre Excellence a eu la bonté de me charger de l'exécution [...]». Il Principe di Galles era Alberto Edoardo, figlio della Regina d’Inghilterra Vittoria Alessandra ed erede al trono d’Inghilterra.
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1872 – Il Bianchi decide di abbandonare la casa Demidov al n. 54 della Prospettiva Nevskij. Lo stesso stabile ospiterà successivamente anche i fotografi Beyer, Borel, Česnokov e Bulla.
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1873 – Il nuovo indirizzo del Bianchi risulta su una richiesta alla Corte, del 7 marzo 1873: «Jean Bianchi, S.t Pétersbourg, Rue Nicolaïevska, maison 34, log. 17» (Dal 1918 la Nicolaïevska, una via perpendicolare al Nevskij, si chiama ulica Marata).
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1879 – Teresa Bianchi, madre di Giovanni (Ivan) Bianchi, rientrata da San Pietroburgo per stabilirsi a Arogno, suo paese d’origine, muore il 31 dicembre 1879 nella casa al numero civico 58, all’età di 94 anni, possidente, vedova fu Carlo di Arogno, di religione cattolica. È sepolta nel cimitero di Arogno.
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1884 – L’architetto Nicola Benois e Camilla Albertovna Cavos chiedono al Bianchi di fare da padrino di cresima al loro figlio Aleksandr. Il fotografo era entrato da molto tempo a far parte della famiglia Benois, come si legge nelle “Memorie” di Aleksandr Benois,” Moi Vospominanija” (Nauka, Mosca 1990, II, pp. 455-57). Scrive Aleksandr Benois, figlio di Nicola: «Giovanni Bianchi in qualche modo entrò nella nostra famiglia perchè lasciatoci in eredità dal nonno Catarino Cavos (nonno paterno di Camilla, architetto, 1801-1862). Di formazione artista pittore, Bianchi era arrivato a San Pietroburgo ancora sotto Nicola Pavlovič. La nostra famiglia era dell’opinione che fosse stato il Bianchi a far conoscere ai russi le invenzioni di Niepce e Daguerre. Come racconta Benois nelle sue “Memorie”, nel 1884 Ivan Bianchi decide di tornare in patria per mettersi a riposo e per raccogliere l’eredità del fratello Giuseppe, morto l’anno precedente. Il Bianchi rientra dunque in Ticino e si stabilisce a Montagnola sopra Lugano, nella casa del fratello Giuseppe che aveva sposato Maddalena Camuzzi, nipote dell’architetto Agostino Camuzzi. La casa fu poi abitata dal figlio di Giuseppe Bianchi, Ferdinando Bianchi, e dal figlio di questi, Carlo, che la vendette a Giulio Petrini, impiegato postale.
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1893 – Il 24 dicembre Giovanni Bianchi muore a Lugano. Nel Libro dei morti della parrocchia cattedrale di San Lorenzo di Lugano, sotto la data del 24 dicembre 1893, a pagina 464 si legge la seguente registrazione (traduzione dal latino): «Giovanni Bianchi, furono Carlo e Teresa Artari di Arogno, dopo breve malattia morì in comunione con S. Madre Chiesa il 24 dicembre 1893, a 82 anni; il suo corpo fu traslato il giorno seguente alla chiesa di Santa Maria dell’ospedale ed in seguito sepolto nel cimitero». La chiesa di Santa Maria e l’annesso cimitero furono demoliti nel 1914. Per questa ragione è scomparsa la tomba del fotografo. Anche all’Ufficio di Stato Civile della Città di Lugano è registrato il decesso di Giovanni Battista Bianchi, di Arogno, figlio di Carlo Bianchi e di Teresa Artari, nato il 12 dicembre 1811, celibe, di professione benestante, avvenuto a Lugano il 24 dicembre 1893 al n. 133 rosso di Via Nassa, in età di 82 anni. La via Nassa è una delle più antiche del centro di Lugano, abitata da artigiani e commercianti già nel XV secolo. I suddetti documenti confutano le informazioni del Benois, secondo il quale Giovanni Bianchi avrebbe sposato una compatriota che sarebbe riuscita a farsi intestare gli averi del marito e che, entratane in possesso, avrebbe piantato il Bianchi senza il minimo scrupolo per andarsene in compagnia del suo amante. La moglie avrebbe svenduto le preziose lastre come se fossero semplice vetro.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.