Un pittore di Mendrisio in Russia: Fjodor (Fedele) Bruni
Un pittore di Mendrisio in Russia: Fjodor (Fedele) Bruni
Nato a Milano il 10 giugno 1799 e morto il 30 agosto 1875 a San Pietroburgo, il pittore russo Fedele “Fjodor” Bruni è stato un discendente dei Baroffio di Mendrisio.
«OltreconfiniTI» ne fornisce questo sintetico ritratto:
Figlio di Antonio Baroffio, nacque col nome di Fedele Baroffio nel 1899 a Milano, dove il padre era attivo come medaglista per la Zecca nazionale. Nel 1807, in seguito alla condanna per furto del genitore, si trasferì a San Pietroburgo e fu in Russia che fece carriera come pittore con il nome di Fjodor (o Fedor) Bruni. Dopo aver mostrato un talento molto precoce, nel corso degli anni Venti affinò la tecnica con diversi soggiorni a Roma. Nel 1836 fu nominato professore dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo (nel 1855 assumerà la carica di rettore), ma il legame con la capitale italiana rimase forte. Nel 1840, per esempio, vi fece ritorno per terminare una monumentale opera avviata nel 1826: Mosè innalza il serpente di bronzo, larga otto metri e alta cinque. Nel 1849 fu anche nominato curatore della galleria dell’Ermitage. Oltre ai dipinti a olio e a numerosi ritratti dedicati alle personalità dell’epoca, fu autore di incisioni dedicate alla storia russa e di diversi affreschi, tra cui quelli che abbelliscono la Cattedrale di Sant’Isacco di San Pietroburgo. Fjodor Bruni morì nel 1875 e oggi riposa nel cimitero Aleksandr Nevskij della città russa.
Un ritratto assai più esteso è leggibile nelle pagine del sito web curato da Ursula Stevens dedicato agli artisti ticinesi in Europa. Il ritratto comincia con questo paragrafo:
Il pittore Fjodor Bruni divenne famoso soprattutto per i suoi dipinti a olio, affreschi e disegni con soggetti tratti dalla storia russa, dalla mitologia e dalla Bibbia. Assieme a Karl Brjullov, che aveva esattamente la stessa età, fu il pittore più importante della Russia in quel periodo, caratterizzato dallo stile classico e “accademico”. Nel 1855 fu nominato rettore dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo e fece ancora in tempo a vedere la grande svolta nella pittura russa: la giovane generazione di artisti cominciava a dipingere fuori dallo studio, all’aria aperta, dedicandosi alla descrizione della natura e della vita quotidiana.
Questa puntata del nel programma televisivo «Situazioni e testimonianze» andò in onda il 21 settembre 1973. Curata da Gianna Paltenghi, è un’intervista di Giuseppe Martinola allo slavista Ettore Le Gatto.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.