Ricercatori scientifici ticinesi all’estero: microcosmo e macrocosmo
Ricercatori scientifici ticinesi all’estero: microcosmo e macrocosmo
Nei primi mesi del 1980, l’allora TSI mandò in onda una serie di trasmissioni televisive curate da Fabio Bonetti dedicate a giovani della Svizzera italiana che stavano svolgendo attività di ricerca scientifica in università di altri paesi. Girata a Bielefeld, nella Renania Settentrionale Westfalia; a Stanford e San Francisco, in California; e a Evanston, nell’Illinois, questa prima delle cinque puntate andò in onda il 26 maggio 1980.
I due giovani scienziati ticinesi incontrati da Fabio Bonetti sono Sergio Albeverio, fisico e matematico dell’Università di Bielefeld, e Bruno Gobbi, fisico sperimentale alla Northwestern University.
A pagina 2 del settimanale «Teleradio7» in edicola per la settimana dal 24 al 30 maggio 1980 si leggeva la presentazione del programma televisivo:
Ricercatori scientifici ticinesi all’estero. Una trasmissione di Fabio Bonetti
Il nostro secolo è testimone di prodigiose conquiste della scienza che sono il risultato di una ricerca impostata con rigorosa coerenza e stimolata dalla volontà di giungere a dominare la Natura.
Questa ricerca scientifica genera lo sviluppo del sistema economico della società industrializzata. Quello che la scienza scopre oggi, diventa domani un processo meccanico, un mezzo di comunicazione, un apparato informativo, un farmaco, un vaccino. la ricerca scientifica è concepita come approccio metodico al mondo oggettivo condotto su diversi fronti in modo indipendente l’uno dall’altro. Ciò implica una pluralità di singole scienze che va sempre più fortemente ramificandosi e che viene ricondotta ad unità in un «sistema delle scienze» concepito in senso più a meno astratto. Ma l’approfondimento delle conoscenze scientifiche dà origine a gravi problemi di natura sociale e per tale motivo suscita non poche apprensioni. Non di rado una nuova scoperta nasconde l’insidia dell’imprevisto, di un effetto secondario non sufficientemente approfondito che in casi sporadici può rivelarsi nefasto. E quando accadono casi di inquinamento a fughe radioattive a conseguenze impreviste da farmaci, questi fatti determinano reazioni emotive anche perché, in generale, il pubblico non è adeguatamente informato su quanto avviene nel campo della ricerca scientifica che fanno sorgere diversi interrogativi: a cosa serve veramente la ricerca scientifica? Che fini persegue? Chi la controlla? Chi vi lavora?
Per dare una risposta a queste domande, Fabio Bonetti ha pensato di avvicinare e conoscere alcuni fra i numerosi ricercatori ticinesi sparsi in tutto il mondo (sono più di duecento!). Ne ha scelti dodici tra medici, fisici, chimici, giovani e meno giovani, cha lavorano in Perù, negli Stati Uniti, in Germania, Olanda, Francia e Italia, e li ha intervistati nel periodo tra settembre e novembre dallo scorso anno per parlare della propria attività di ricerca, sentire chi sono, dove hanno studiato, come vivono. Alcuni di essi, i più giovani, quelli che hanno potuto fruire di una borsa di studio del Fondo Nazionale per la ricerca, sono già tornati in patria. Altri torneranno; altri ancora, i più anziani, probabilmente non torneranno più.
La loro estrema disponibilità a soddisfare le non sempre facili esigenze del regista, ha permesso a Fabio Bonetti di realizzare un ciclo di trasmissioni televisive dal titolo «Ricercatori scientifici ticinesi all’estero» suddiviso in cinque puntate, la prima delle quali varrà trasmessa lunedì 26 maggio, alle ore 20.45.
Le cinque puntate non sono tutte correlate, né questo era l’obiettivo che si prefiggeva il realizzatore, essendo i campi di ricerca trattati di volta in volta spasso molto specifici e troppo dissimili l’uno dall’altro.
Prima parte: «Alla ricerca di una sintesi fra microcosmo e macrocosmo» Grazie all’elaborazione di complessi modelli matematici, i fisici odierni stanno cercando una sintesi che possa spiegare sia le leggi del microcosmo come quelle del macrocosmo. Si pensa infatti che la teoria dei campi quantizzati che spiegherebbe il microcosmo possa venire saldata alla teoria della relatività che si interessa soprattutto al macrocosmo. «Lo scopo ultimo dei fisici teorici è di scoprire l’origine dell’universo, della materia stessa». Per questo è necessario riuscire a scoprire quali sono le particelle più elementari. Oggi si pensa che siano i «quark», ipotizzati ma non ancora verificati.
Relatore: Sergio Albeverio di Lugano, fisico teorico, Università di Bielefeld, Germania
Seconda parte: «Alla ricerca dei “quarks”: le particelle più elementari» Grazie a macchine potentissime, gli acceleratori, i fisici sperimentali possono scoprire e verificare l’esistenza di sempre nuove particelle. Finora se ne sono scoperte circa 200. All’acceleratore lineare di Stanford, in California, Bruno Gobbi di Piatta con altri 23 fisici di 8 nazioni sta elaborando un’apparecchiatura che consentirà, probabilmente entro l’anno in corso, di mettere la parola fine sull’esistenza a meno dei «quarks».
Relatore: Bruno Gobbi, fisico e professore, Università di Evenstan, presso Chicago.
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.