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Casa Rossa

2018
Lugano-Gandria
Athena Demenga

Di fronte a Gandria, a pochi passi dalle Cantine quando si va verso Caprino, si trova un edificio isolato sul bordo murato della riva. La Casa Rossa, antica dogana del Circondario meridionale della Svizzera, è attorniata da silenti e pacifici lembi di prato a ridosso del lago, e sovrastata da ripide rocce e boschi. Il Sentiero delle Cantine passa anche da qui, e il passaggio si fa particolarmente stretto tra la Casa e la roccia. La porta di una cantina interrata si affaccia dal pendio e alcune scale in pietra collegano i prati terrazzati al lago. L’edificio, su due altezze, include una parte interamente aperta a lago per la postazione delle barche e la parte abitativa al piano superiore.

La Casa Rossa fu costruita nel 1853 e occupata pochi anno dopo da tre guardie di confine con le loro rispettive famiglie. Le Cantine di Gandria risultavano così a est del posto di guardia e l’area più importante da sorvegliare era quella che conduceva al Monte Caprino e la via lacuale, dove avvenivano molteplici transiti di contrabbando verso l’Italia, in un’epoca in cui il contrabbando era tradizione sin dal Medioevo, attuato soprattutto dai ceti poveri per sormontare i dazi e i pedaggi che erano diffusi e onerosi. Tra i prodotti usuali vi erano soprattutto gli alimentari come per esempio sale, zucchero, cereali e caffè. I tabacchi ebbero particolare fortuna tanto nella produzione quanto nell’esportazione, ma in alcuni periodi storici anche libri e armi ebbero un loro capitolo, a contrastare l’impero austriaco e rendere libero ed europeamente affrancato lo stato italiano.

Già nella Bibbia e all’epoca dell’Impero Romano erano menzionati i doganieri, i “gabelllieri”, come figure che riscuotevano somme di denaro in territori che erano suddivisi in molte signorie e domini. Dal 1848, anno della Costituzione dello Stato federale, si decise per l’abolizione di ogni dazio interno ai confini nazionali, oltre all’uniformazione monetaria e delle unità di misura, favorendo notevolmente i commercianti e i viandanti, e convogliare alla Confederazione tutti i dazi di confine.

Le guardie trascorrevano lunghi periodi isolati, al freddo e all’umido, i contatti con le persone locali erano quasi impossibili e le vicine Cantine erano frequentate per lo più durante l’estate e come depositi alimentari. I loro compiti erano di sorvegliare con attenzione la zona di confine e contrastare soprattutto i contrabbandi. La vita di guardia includeva rocambolesche vicende anche con le vicine guardie italiane di Santa Margherita. La quotidianità si svolgeva in spazi limitati e le condizioni nei periodi invernali divenivano tremende, così nel 1904 si costruì un altro edificio adibito a dogana, l’attuale Museo doganale.

Nel 1940, dopo tanti anni con le comunicazioni ridotte ai minimi termini, che erano servite dalla Società di Navigazione solo durante la stagione estiva che si prestava come postino e considerando i periodi in cui il maltempo non permetteva la balneazione, si realizzò il Sentiero che conduce fino a Caprino, Pugerna e San Rocco come estensione e miglioria dei collegamenti.

La Casa Rossa andò in disuso e fu acquistata da privati che per oltre un secolo non apportarono nessuna modifica alla situazione odierna, continuando a essere un immutato riferimento per i gandriesi. Questa Casa ha conservato l’aspetto originario da ché esiste. Il tempo e il clima l’hanno resa così vissuta da tramutarne la materia in un cimelio un po’ decadente e romantico, degno di un film contestualizzato in altri tempi, tra nebbie e viandanti, dal sentiero e dal lago, con sorveglianti forse a volte assonnati eppure formalmente all’allerta per ogni evenienza. L’acqua schiocca sui muri in pietra e a volte somiglia alle onde del mare, qualche raro suono proviene dal bosco, con cinguettii, rami scricchiolanti e movimento di fogliame. Forse passava qualcuno, più su nel bosco, per tentare di sfuggire all’inevitabile postazione doganale.

Il luogo di per sé è così incantevole, immerso negli elementi della natura e in un peculiare silenzio, che il potenziale di una trasformazione che non distorca l’originalità dell’edificio c’è, ed è auspicabile, affinché sia valorizzata, conservata, e di nuovo viva e abitabile nella sua intrinseca ispirante qualità.

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Athena Demenga
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19 aprile 2021
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