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Chiesa San Vigilio

2018
Lugano-Gandria
Athena Demenga

La Chiesa è collocata al centro di Gandria. A prima vista si distingue per tre fatti evidenti: la facciata neoclassica risalente alla seconda metà dell’Ottocento, il campanile medievale romanico e il lato verso il lago con un apparato scultoreo commemorativo e funerario. Risalente al Tredicesimo secolo, su impianto gotico-romanico, è documentata a partire dal 1463 in qualità di parrocchia, discostandosi dalla matrice della Cattedrale di Lugano. È stata sottoposta, nei secoli, a svariati contributi architettonici, scultorei e pittorici di carattere soprattutto tardo barocco da parte di artisti e architetti del Ticino e della vicina Lombardia. È dedicata al martire San Vigilio di Trento, per reciprocità dei gandriesi che parteciparono alla costruzione del Duomo omonimo a Trento.

Dal sagrato la facciata appare distinta dal resto del corpo nella sua più recente manifattura in pietra di Saltrio del 1874, su disegno di Francesco Banchini, con statue di Girolamo Buzzi che rappresentano la Beata Vergine Immacolata e San Vigilio. Al timpano è posto lo stemma antico dei Taddei con un adattamento scolpito del sigillo parrocchiale da parte di Bruno Bordoni. A lato vi è la torre campanaria alta 25 metri che, ben più antica della facciata neoclassica, si lega per stile all’involucro d’epoca medievale di tutta la chiesa. Campane generose in aperture a doppio arco coronano la sua funzione.

Dall’interno, con occhio attento, si scorge come la parete della facciata sia inclinata rispetto all’ortogonalità dell’impianto, e subito appare anche la magnificenza di tutto l’apparato ornamentale, decorativo e pittorico espresso nel coro e nella navata con le sei cappelle laterali, dedicate a singole santità. Le prime quattro cappelle, e la navata, sono di gusto più armonioso e raffinato con elementi già tendenti al rococò, mentre le due cappelle a un passo dal coro hanno qualità densa e giubilante del barocco. Gli elementi lignei di buona manifattura, quali il fonte battesimale, il confessionale e il pulpito, confermano la prosperità della chiesa che, nei secoli, nell’agio e con molteplici donazioni per il suo benessere materiale, dimostravano una certa indipendenza, anche economica, della comunità gandriese.

Il coro, ricostruito nello stato attuale alla fine del Settecento dai fratelli Rabaglio con i fratelli Torricelli, segnando anche la completezza della chiesa stessa, si eleva in altezza ed è sovrastato, nella parte del presbiterio, da una volta finemente affrescata con la Gloria di San Vigilio, mentre nell’abside è fissata la tela dipinta del Martirio di San Vigilio. In un tempo precedente, sull’altare barocco in pietra intarsiata si ergeva il Trittico di Gandria, opera a comparti di inizio Cinquecento dipinta su legno, ora conservata al Museo Nazionale di Zurigo, realizzata da Lorenzo Fasolo, e che i gandriesi rivorrebbero nella propria chiesa.

Questa chiesa, assoggettata nei secoli alle maestranze dei laghi, compartecipa e testimonia di come i vari artisti operassero in molti paesi e città d’Europa, rendendo ogni edificio, di funzioni e dimensioni disparate, unite in una scala artistica d’interesse internazionale e cosmopolita.

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