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Grave sciagura aviatoria in Val Colla

16 maggio 1936
Roberto Knijnenburg
Corriere del Ticino

Una catastrofe aviatoria in Val Colla

Una rovinosa precipitazione dell’aeroplano da 300 metri d’altezza. La morte istantanea del pilota e dei due passeggeri.

Cosi titolava la Gazzetta Ticinese del 11 maggio 1936 che descriveva così l’incidente:

L’aeroplano apparve dalla Gola di Pietra Rossa. L’orizzonte era libero da nubi e d'una chiarezza tale da permettere una perfetta visibilità. L’apparecchio puntò verso Cimadera, a una quota relativamente bassa, richiamando col rombo l’attenzione dei valligiani e dei gruppi di operai addetti alla costruzione della strada che dovrà condurre al villaggio.

D’un tratto il ronzio del motore si fece irregolare, tanto da stupire anche i profani che, il naso all’insù, seguivano le evoluzioni dell’apparecchio. Questo virò di bordo e, perdendo quota sensibilmente, sembrò puntare su Certara.

Quando passò al di sopra dei cantieri delle maestranze impegnate ai lavori stradali, queste udirono distintamente delle grida partire dal velivolo e videro delle mani agitarsi fuori della fusoliera. Non intuizione dunque, un sicuro indizio di una situazione assai critica a bordo. Perdendo sempre più quota, l’apparecchio vagò incerto ancora per qualche istante, poi puntò su Certara: evidentemente lo Streuli contava di poter atterrare su quel pianoro.

Ma il motore non rispondeva ormai più ai comandi del pilota, e la manovra di atterraggio assunse, agli occhi esterrefatti degli osservatori, tutte le parvenze di una caduta precipitosa.

L’apparecchio si piegò su un lato, la coda si alzò e la macchina, descritti alcuni giri a spirale e a vite, scomparve nel faggeto, abbattendosi al suolo. Schianto di alberi, le ultime grida dei naviganti, un tonfo sordo... e poi il silenzio solenne, il silenzio della morte.

Leggi l’articolo completo della Gazzetta Ticinese cliccando qua.

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L’apparecchio sfasciato tra i tronchi del faggeto.

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Le salme allineate nella chiesina di Bogno.

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La carta di volo e un pezzo del giornale di bordo sul quale si riesce a decifrare “es war,,” seguito da un 'altra parola indecifrabile.

Anche illustrazione Ticinese del 16 maggio dedica spazio a questa tragedia

Leggi l'articolo originale su Illustrazione Ticinese cliccando qua.

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Per gentile concessione del Corriere del Ticino.

Testimonianza di Marino Mora (2025)

Credo che si tratta dell'avvenimento che mio nonno e mio papà mi raccontarono. Si parlava di passeggeri e pilota di lingua tedesca che erano periti nell'incidente. Mio nonno (di Curtina) aveva ricuperato un piccolo pezzo dell'aereo precipitato che mi mostrò e teneva in casa (purtroppo non c'ê più). Era di legno, me lo ricordo bene. Poi un giorno mio papà mi portò sul luogo del disastro. Mi sembra di ricordare che c'era una lapide o qualcosa del genere per non dimenticare. Probabilmente non saprei più dove trovarlo oggi.

Archivio Museo della Memoria: MDM0980

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20 marzo 2025
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