Artisti nel Ticino: Carlo Cotti
Artisti nel Ticino: Carlo Cotti
Prodotta da Bixio Candolfi ed Eros Bellinelli, dal 1970, il programma televisivo «Situazioni e testimonianze» mandò in onda una serie di ritratti di artisti che operavano nella Svizzera italiana, alcuni dei quali stranieri giunti in Ticino per svolgervi la loro attività, altri invece cresciuti e operanti in Ticino o nelle valli italofone dei Grigioni.
Girato a Lugano, questo servizio di Peppo Jelmorini andò in onda il 20 dicembre 1974. È incontro con il pittore e scultore Carlo Cotti (Lugano, 1903 - 1980) presso il suo atelier: immerso nella sua attività, illustra il suo percorso artistico che dal figurativo si è sviluppato nell’astrattismo informale.
«SIKART Dizionario sull’arte in Svizzera» dedica all’autore ticinese un ampio ritratto firmato da Simone Soldini nel 2004. Ne riportiamo degli estratti, invitando alla lettura completa:
«[…] La parabola di Carlo Cotti – artista versatile, personalità raffinata e inquieta, sensibile al divenire delle arti – rimane esemplare per capire i profondi mutamenti che hanno scosso nel XX secolo l’arte ticinese. Molteplici le fasi vissute con la massima serietà e passione dall’artista luganese: nel suo percorso si ritrovano infatti linguaggi espressivi e formali estremamente diversi l’uno dall’altro. Ma non manca pertanto nell’insieme una coerenza, individuata la quale si possono cogliere tratti distintivi della sua personalità: ricerca dell’essenziale, un segno filiforme, aereo che trasmette leggerezza, trasparenza, luminosità. Cotti esordisce a fianco dei Novecentisti italiani con dipinti dai toni scuri, dove forte è il senso plastico dell’oggetto. L’attività di frescante, l’interesse per l’impressionismo, per la pittura di Carlo Carrà e Filippo De Pisis, il sodalizio con Barraud lo conducono a una pittura in cui predominano un delicato e chiaro cromatismo, un disegno dal tratto esile, una materia a momenti scarna, in altri invece vaporosa (Auguste Renoir e Julius Pascin).
[…] Il processo verso la stilizzazione figurativa inizia intorno al 1950, allorché i colori si fanno più nitidi e le pennellate più larghe, e si compie sei anni più tardi, quando appena si distingue sulla superficie un tracciato di linee. I tardi anni ‘50 segnano la svolta verso l’informale; un linguaggio tramite il quale Cotti si esprime in modo vario – dalla macchia agli intrecci di linee, dalla regolare scansione ad esplosioni di segni – fino al materico delle composizioni degli anni ‘60. Da qui, cominciando ad inserire nel dipinto-rilievo materiali metallici, procede verso l’astratto-geometrico. È in quest’ultimo periodo, quello costruttivista (1968–1980), che Cotti opera come scultore, usando materiali quali l’alluminio o il vetro, i quali esaltano le qualità di levità, trasparenza e luminosità della sua ricerca, tendente alla piena libertà espressiva.»
L’Archivio della memoria di Stabio è nato nel 2010, grazie allo stimolo di un gruppo di appassionati di storia e cultura con lo scopo di raccogliere le testimonianze dei diretti protagonisti della vita quotidiana del paese, prima che si attuasse il turbinio di innovazioni che lo hanno cosὶ profondamente modificato.